Memoria per costruire futuro
Ricordare lo sterminio pianificato di 6 milioni di ebrei e di un numero imprecisato di rom, disabili, omosessuali e dissidenti politici, anziani e bambini inclusi -teorizzato, organizzato e attuato da “politici” e “intellettuali” che avevano una delirante visione del mondo e della vita-, è un dovere cogente.
Dovere di agire in primo luogo per prevenire e, in nessun caso, stare a guardare quando “altri” vengono ingiustamente colpiti, discriminati.
Dovere morale di ripudiare l’indifferenza.
Di non dimenticare il come e il perché si arrivi a teorizzare una gerarchia umana secondo la quale ci sarebbe un razza superiore, matrice di tutte le culture e i comportamenti che contrastano con la pari dignità degli esseri umani.
Il 27 gennaio si celebra il Giorno della memoria, di cui in verità ci sarebbe bisogno tutti i giorni, per evitare che il “sonno della ragione” abbia a ripetersi, anche in forme diverse da quella tragica praticata dal nazifascismo con la Shoah tra gli anni 30 e 40 del 900.
Quel fanatismo ideologico estremo e violento non nasce all’improvviso.
Ci si arriva quando si mettono in moto dinamiche, comportamenti e misure che all’inizio si sottovalutano, fino a quando sfuggono al controllo delle istituzioni democratiche, a vantaggio di forze politiche e fanatici di turno, che hanno bisogno di dare in pasto ai cittadini i loro supposti nemici.
Chi ha ruoli e compiti di responsabilità, a qualsiasi livello, ha il dovere non solo di rendere omaggio e onore alle vittime di quelle brutali teorie e a quanti si sono battuti coraggiosamente per ridare la libertà e la democrazia alle future generazioni, ma anche di capire le minacce riferite al nostro presente, al fine di poterle contrastare efficacemente.